Don Giuseppe Gazziero

UN “PICCOLO” GRANDE PRETE: DON GIUSEPPE GAZZIERO
(dal bollettino parrocchiale di Avvento 1991, scritto da don Giuseppe Garzaro)

Giuseppe Gazziero era nato ad Albettone il 2 Dicembre 1910 da Angelo Gazziero e Maria Segato, una famiglia di agricoltori del basso Vicentino. Entrato giovanissimo nel Seminario Diocesano, il 22 Ottobre 1922, ricevette la consacrazione sacerdotale il 15 Luglio 1934 dalle mani di Monsignor Ferdinando Rodolfi, allora Vescovo di Vicenza.
Cappellano ad Arsiero per quattro anni e poi , nel 1938, cappellano a Bevadoro, fu nominato, nel 1942, Rettore della Chiesa dei Cappuccini a Schio e successivamente, il 4 Novembre 1943, primo parroco di S. Urbano di Montecchio Maggiore.
“Fa il suo ingresso il 23 Gennaio 1944, in piena seconda guerra mondiale – si legge nel Bollettino di quella Parrocchia, Anno XVI, n. 5, Ottobre 1991 pp. 14-16 – e quante volte si recò nei vari rifugi della zona per portare conforto ai suoi figli in pericolo. Amò con cuore di padre la gioventù. A S. Urbano volle che i giovani e tutta la comunità fossero sotto la protezione di S. Giovanni Bosco… Ammirabile la grande devozione di don Giuseppe a questo santo, che cercò di infondere nei nostri giovani, per i quali ha dedicato, qui e altrove, la sua vita sacerdotale”.
Predicatore instancabile, tanto che per le continue richieste in altre parrocchie e perfino in altre diocesi, ottenne la collaborazione, nel 1948, di don Adolfo Scolari e poi, per quattro anni, di don Armando Bertuzzi, nonostante la modesta entità numerica degli abitanti di S. Urbano.
Il 10 Febbraio 1953 Monsignor Carlo Zinato nominò quale successore del compianto don Daniele Michelazzo, il poco più che quarantenne don Giuseppe Gazziero, il quale fece il suo ingresso a Marano Vicentino nella solennità di San Giuseppe, il 19 Marzo successivo.
Il primo pensiero del nuovo Arciprete fu quello di trasformare la “corte del prete” in un luogo di accoglienza per la gioventù.
“Marano aveva bisogno ormai di una Casa per la Gioventù – è scritto in Vita Parrocchiale, Marano Vicentino, 21 Giugno 1959, nel 25° di Sacerdozio del Rev.mo Arciprete don Giuseppe Gazziero – e il reverendissimo Arciprete di fronte a tante esigenze non esitò e dopo appena un anno e mezzo dal suo ingresso, fu posta la prima pietra della grande costruzione che il nostro veneratissimo Vescovo benedisse, vedendola utilissima e necessaria. Passarono appena due anni e l’opera fu compiuta con ammirazione e soddisfazione di tutti”.
II 14 Ottobre 1956 fu certamente per Marano una giornata indimenticabile, segnata nella storia appunto per l’apertura della Casa del Giovane, scaturita dal cuore sacerdotale di don Giuseppe, ma realizzata anche a prezzo di tanti sacrifici da parte dei maranesi.
Nel giorno del suo ingresso a Marano, don Giuseppe, così si presentò alla sua nuova comunità: “Mi è stato detto: vai e ti troverai bene. Ed ancora: non andare! Ho ricevuto persino condoglianze.
Ascoltai invece una voce qui dentro che mi diceva: vai con fede, in nome di Dio. Con questa fede e per questa fede sono venuto. Sono poca cosa… il mio fisico è modesto e le mie risorse morali e spirituali sono molto limitate. Ma Dio si diverte a confondere i forti con i deboli, ad abbattere le cose grandi con le piccole, ad umiliare i sapienti e i superbi con le doti umane più semplici…”
E prima di concludere il suo discorso, il novello Arciprete espresse una preghiera: “Ho fatto l’ingresso nella vostra bella, simpatica parrocchia, nella vostra chiesa e sarebbe mia somma ambizione far l’ingresso nel vostro cuore…”
Ma questo l’aveva capito anche lui, don Giuseppe Gazziero, era veramente una “somma ambizione”.
Il suo impegno perché la parrocchia fosse una comunità di amore e di servizio, perché la chiesa fosse amata da tutti, perché il bene dei ragazzi fosse la prima preoccupazione di tutti… sono semi che sono stati gettati con generosità e a piene mani da don Giuseppe Gazziero.
Egli moriva improvvisamente a soli 56 anni di età, il 6 Settembre 1966, dopo più di 13 anni di servizio da Arciprete a Marano Vicentino.
Nel “Ricordo” del primo anniversario della morte si legge: “E’ deceduto come il soldato in armi, in un limpido pomeriggio, con un sorriso disteso, senza dire una parola, senza lasciare un saluto”.
Far memoria di lui in questa comunità cristiana, è certamente un dovere di gratitudine e riconoscenza.
Sacerdoti e pastori come Mons. Brolatti, don Daniele Michelazzo, don Giuseppe Gazziero, non possono morire: il ricordo di ciò che hanno detto e fatto, è l’omaggio sincero alla verità di una vita limpida e generosa, tutta spesa per la gloria di Dio e per il bene delle anime.
Per questo egli merita, oggi, i fiori di tutta una primavera.